🇮🇹 Cura, tradisci e abbandona – la storia dei prodotti digitali


La vita di un product manager e del suo prodotto attraversano delle fasi che simbolicamente ho definito della cura, del tradimento e dell’abbandono.

La cura

Immaginare un prodotto, stilare la documentazione, parlare con gli sviluppatori, i designer e gli stakeholder è un processo lungo e faticoso. Concettualizzare funzioni e poi gestire flussi costanti di comunicazione frammentata è cura allo stato puro.
Creare qualcosa che prima non esisteva e vederne crescere le potenzialità in maniera graduale è una sensazione indescrivibilmente soddisfacente. In questo periodo il ruolo del product manager è quello di proteggere ad ogni costo il prodotto rimanendo fermo sugli obiettivi dell’azienda e sui bisogni dei clienti che si punta a soddisfare.
Proteggere un prodotto digitale non significa isolarlo. Proteggerlo significa assicurarsi che veda la luce nella sua forma migliore, nel più breve tempo possibile, ad un budget ragionevole e senza difetti che ne possano compromettere la vita nel medio/lungo periodo.

Il tradimento

Dopo il lancio di un prodotto digitale “completo”, la cura deve essere alternata al tradimento. Il tradimento consiste nel cambiare delle componenti, delle strategie o dei processi che dopo delle misurazioni non hanno avuto l’effetto immaginato. Ovviamente fare del product discovery e degli user test può ridurre il rischio di grossi problemi di usabilità ma siamo onesti, a parte le start-up tutte le aziende non strettamente digitali hanno dei prodotti con cicli di vita che vanno dai due ai cinque anni. Un responsabile di prodotto quindi dopo il lancio deve stare per molto tempo in ascolto sia degli utenti, sia degli stakeholder, dei tecnici, dei numeri e di tutti gli input che arrivano dall’esterno.

Apparentemente questa fase di tradimento è quella che viene definita del miglioramento continuo, ma la grande differenza per me sta nel fatto questo miglioramento può arrivare da interlocutori che non vi aspettereste neanche. Dall’amministratore delegato che usa l’app per la prima volta, al sistemista che avete torturato per mesi; dall’utente arrabbiato sull’App Store, al cugino del portinaio. Chiunque può dare informazioni utili per migliorare o evolvere il vostro prodotto. L’abilità del pm, un po’ come nella fase della cura, starà nel canalizzare e interpretare correttamente tutti gli spunti per trasformarli in attività comprensibili a tutto il gruppo di lavoro.

Il responsabile del prodotto quindi non è il padrone del prodotto, ma è colui che ha il dovere di renderlo giorno dopo giorno sempre più utile e performante.

L’abbandono

La morte di un prodotto digitale, che sia un sito, un’app o un gestionale, è quanto di più naturale ed auspicabile possa succedere in una società moderna ed efficiente. Le evoluzioni tecniche, il cambio di strategia e le esigenze degli utenti sono a volte talmente forti da rendere necessario l’abbandono del vecchio prodotto facendo però tesoro di quanto si è imparato.

L’abbandono è giusto, è inevitabile, è crescita ed è quasi sempre miglioramento a patto che venga fatto con coscienza e conoscenza. Per abbandonare un prodotto serve conoscere perfettamente tutte le componenti che hanno funzionato e quelle che non lo hanno fatto. Abbandonarlo senza approfondirne la storia, il team e i reali risultati che sono stati raggiunti fa entrare in gioco con una componente con cui nessuna azienda dovrebbe confrontarsi e cioè la fortuna.

Riassumendo quindi il ruolo del Digital Product Manager è quello di allevare e proteggere i prodotti fino a una maturità tale da poter accettare qualsiasi critica o modifica significativa. Il cambiamento in positivo deve essere accettato da qualsiasi fonte, e bisogna migliorare fino a raggiungere l’esigenza dell’abbandono. Quello è il momento in cui il bagaglio di conoscenze è tale da poter dire addio al vecchio prodotto per ricominciare il flusso della cura di un nuovo prodotto che dovrà ripartire dal livello più alto raggiunto dal vecchio.

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